La politica e i taiwanesi

La scorsa settimana a Taiwan si sono tenute le consultazioni elettorali che si sono concluse con la vittoria del Partito Nazionalista. Qui l'elezioni  sono state un evento molto sentito, in Italia invece nessuno se ne è occupato: tutto è relativo, come disse qualcuno...
Un'altra riflessione è imposta dal confronto delle percentuali di astenzionismo tra i due Paesi. Mentre in Italia il partito maggioritario, o quasi, ad ogni elezione è quello degli astenzionisti, qui invece c'è una partecipazione che raggiunge il 70%. Sabato, giorno delle votazioni, ho incontrato molti taiwanesi tornati in patria solo per votare, mentre non si contano quelli che da Taipei sono tornati nei propri paesini di origine per espletare questo diritto costituzionale, senza che nemmeno fosse garantito un rimborso spese...Ciò dimostra che per il taiwanese la partecipazione attiva agli appuntamenti elettorali è quasi un obbligo morale ed un orgoglio. Ma perchè? A mio avviso le ragioni principali sono due. In primo luogo, qui si vota da soli ventanni, questa infatti sarà la sesta legislatura; in precedenza c'era la dittatura. Secondo, il diritto al voto è un orgoglio per i taiwanesi da ostentare per dimostrarsi migliori dei cinesi che, ahimè, sono ancora sotto la dittatura del monopartito comunista. Nei precendenti giorni ho visto con frequenza sulle pagine FB dei miei amici taiwanesi frasi tipo "a prescindere da chi sarà eletto, tutti i taiwanesi avranno comunque vinto esercitando il loro diritto di votare", oppure "è un onore vivere in un paese democratico", o anche "voto,quindi sono taiwanese", e ancora "andiamo tutti a votare perchè siamo un paese democratico", e simili...Non è stato nemmeno sporadico che alcuni abbiano fatto attraverso FB propaganda attiva, non perchè tesserati o impiegati negli uffici di qualche partito, ma per pura passione civica.

Qui la discussione politica è molto accessa. I Nazionalisti, più forti nel Nord, vengono visti dai Progressisti come un partito straniero in quanto ha raccolto l'eredità del primo tiranno di Taiwan, Jiang Jieshi, che era un cinese. I Progressisti, più forti al Sud, sono indipendentisti e visti con sospetto da chi fa affari con la Cina. I sostenitori di entrambi i partiti sono molto zelanti, pronti a litigare e picchiare pur di difendere le proprie posizioni.
Quattro anni fa, per esempio, appena arrivato a Taiwan, era periodo di elezioni. Per strada gruppi di persone vestite di blu (i nazionalisti) mi salutavano con due dita a formare una V. Altri gruppi di persone vestiti di verde (i progressisti) sfilando su camioncini o fermi agli angoli delle strade, mi salutavano con il pollice verso l'alto. Non capendo all'epoca il significato dei colori e dei simboli politici, e non sapendo neppure che si era in piena campagna elettorale, non capivo perchè così tanta gente fosse entusiasta di salutarmi. Poi ho compreso che il pollice alzato sta per lista numero uno (quella dei progressisti), mentre il segno della pace sta per lista numero due (quella dei nazionalisti). E' incredibile il dispiegamento di volontari che durante la campagna elettorale fanno volantinaggio, collaborano nell'organizzazione dei comizi, fanno propaganda di casa in casa. Mi dite quale partito in Italia è capace di creare tale mobilitazione? Bersani predica da tempo il concetto di politica di casa in casa, ma mi sa che gli unici che avete visto negli ultimi anni alle vostre porte sono i Testimoni di Geova. Quindi, mi sembra pacifico concludere che a Taiwan la politica si fa e si vive in un modo completamente diverso rispetto all'Italia.

Ciò che più mi ha colpito questa volta è vedere i sostenitori del Partito Progressista piangere disperatamente alla notizia della sconfitta (proprio come si vede nel video qui sotto). Non credo di aver mai visto nulla di simile in Italia. Un elettore PD o PDL non credo che si senta così coinvolto da piangere dopo una sconfitta...Un italiano piange per lo scudetto, non per la politica!


Il video propone il discorso che 蔡英文 Tsai Yingwen, candidata premier per il Partito Progressista, ha rivolto ai suoi elettori dopo aver appurato la sconfitta. Da tutti i taiwanesi, non importa di che colore politico, è stato considerato molto toccante. Io, da osservatore straniero, sono stato molto colpito dalla reazione contrita e dalle lacrime dei supportes alle sue parole, dal tono materno e confortatore, ma allo stesso tempo solenne e patriottico, quasi epico, del discorso. Una ferma commozione mista a dignità ed orgoglio. Segue la traduzione dei primi passaggi del discorso...

"Riconosciamo di aver perso, e allo stesso tempo desideriamo accettare la decisione espressa in questa tornata elettorale dal popolo taiwanese. Sono consapevole che molti nostri sostenitori sentendomi parlare così forse avranno il cuore affranto. Tuttavia, in questa sede noi dobbiamo comunque fare le nostre congratulazioni al Presidente Ma. Speriamo che nei quattro anni che seguono, sentirà la voce del popolo, porterà avanti con senso di responsabilità la sua azione politica, si prenderà cura con giustizia di ogni cittadino, e che non deluderà le aspettative del popolo.
So quale sia al momento lo stato d'animo di tutti noi. Oggi ci aspettavamo una vittoria. Ma la realtà non necessariamente sente le ragioni del cuore. Ma voglio dire a tutti voi che dobbiamo farci forza, dobbiamo senza dubbio essere forti, più forti di tutti. Perchè noi siamo il Partito Progressista. In passato, quando abbiamo attraversato momenti di frustrazione, non siamo mai sprofondati. Non è successo, e sono certa che questa volta, anche questa volta per certo non succederà."

In conclusione, un'ultima considerazione di tipo socio-culturale. La maggior parte dei miei compagni di studio di Taipei il giorno precedente alle votazioni mi diceva "mia madre mi ha detto di tornare a casa per votare", oppure "io vorrei votare il Partito Progressista, ma mia madre mi ha detto di votare i nazionalisti"... A quanto pare il controllo dei genitori sui figli qui a Taiwan, nazione erede insieme alla Cina della tradizione confuciana, è ancora molto forte. Ma di questo ne parliamo in un altro post...