I taiwanesi e il lavoro

"Chi non lavora non fa l'amore"...Questa è una delle verità che Celentano ha insegnato agli italiani, ma sembra che siano stati solo i taiwanesi a prenderlo sul serio! A noi italiani, o meglio a noi meridionali, non piace lavorare...lavoriamo per vivere, lo stretto necessario per andare avanti. Il lavoro non stà di certo al centro delle nostre preoccupazioni, è semplicemente un'attività che interrompe il lieto scorrere delle giornate!
Ma per i taiwanesi è il contrario! Il lavoro è l'attività principale che riempie le loro giornate...E' la norma per un taiwanese avere un secondo lavoro. Inoltre, la quantità media di ore settimanali di lavoro di un taiwanese sono 48 e possono superare le 50 a causa degli straordinari che sono costretti a fare...Inoltre un taiwanese oltre alle poche feste comandate, ha solo una settimana, al massimo 10 giorni, di ferie all'anno. Ne consegue che un taiwanese passa buona parte dell'anno sul posto di lavoro, anche perchè i loro orari di lavoro sono lunghissimi: possono raggiungere e superare le 10 ore al giorno! I più disgraziati sono quelli che lavorano a contatto con il pubblico: i parrucchieri non chiudono prima delle 22:30, i negozi non chiudono prima delle 22:00, alcuni supermercati chiudono solo alle 23:00, altri fanno ventiquattro su ventiquattro, per non parlare di chi lavora nei tanti mercati notturni che si protraggono fino alle 3 di mattina, ma di questo vi racconterò in un altro post...

Il taiwanese anche se ha già un lavoro impegnativo e ben pagato, ma scorge una buona opportunità di lavoro, non vuole di certo rinunciarci! Ma questa è una caratteristica di buona parte degli orientali. Per esempio, quando ho detto ad un mio compagno di studi indonesiano che guadagno bene e che ci sarebbe per me la possibilità di aumentare le ore di lavoro e quindi gli introiti, ma che vi ho rinunciato perchè per me il tempo è più importante del denaro, lui ci è rimasto malissimo! Gli ho spiegato che la cosa più importante è vivere: a che serve lavorare per guadagnare più di quello che è necessario? Ma a quanto pare non sono riuscito a convincerlo!
Un altro esempio sono i miei studenti di lingua italiana: ogni volta che chiedo loro di creare una frase usando una delle ultime regole che ho spiegato, mi ci mettono di mezzo sempre il lavoro. Per esempio, "A me piace lavorare", "Studio l'italiano per lavoro", ecc...Il lavoro è così presente nella loro vita che arriva ad intossicare la loro fantasia!
Dovremmo mandare un pò di taiwanesi a Palermo o a Napoli...